L’Accordo di Parigi, adottato nel 2015, è un passo cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico che mira a limitare l’aumento della temperatura globale a sotto 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali.
Esplora il contesto storico dell’accordo, le nazioni partecipanti, i loro obiettivi e l’urgenza dell’azione collettiva per garantire un futuro sostenibile e affrontare i rischi legati al cambiamento climatico e alla perdita di biodiversità.

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Cosa rappresenta l’Accordo di Parigi?
L’Accordo di Parigi, adottato nel dicembre 2015 durante la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP21) a Parigi, rappresenta un passo cruciale nella lotta globale contro il cambiamento climatico. Il suo obiettivo principale è quello di limitare l’aumento della temperatura media globale a ben al di sotto di 2 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali, e idealmente a 1,5 gradi Celsius. Questo ambizioso traguardo è essenziale per ridurre i rischi e gli impatti dei cambiamenti climatici, comprendendo l’aumento del livello del mare, eventi meteorologici estremi, e la perdita di biodiversità.
Il contesto storico dell’Accordo di Parigi si innesta in una lunga serie di negoziati sul clima, risalenti agli anni ’90 con la creazione della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (UNFCCC). Diversi tentativi precedenti, come il Protocollo di Kyoto del 1997, hanno cercato di affrontare il problema delle emissioni di gas serra, ma questi sforzi sono stati spesso ostacolati da disparità tra i paesi sviluppati e quelli in via di sviluppo. L’Accordo di Parigi, infatti, segna un significativo cambiamento di paradigma: per la prima volta, unisce tutte le nazioni in un impegno a ridurre le proprie emissioni, tenendo conto delle differenti capacità e responsabilità di ciascun paese.
La cooperazione globale, dunque, è uno dei principi fondamentali dell’Accordo. Ogni paese partecipante deve presentare i propri obiettivi nazionali di riduzione delle emissioni, noti come INDCs (Intended Nationally Determined Contributions), che dovranno essere aggiornati regolarmente per riflettere ambizioni crescenti.
Nazioni partecipanti e obiettivi chiave
L’Accordo di Parigi, adottato nel 2015, rappresenta un passo cruciale nell’impegno globale a combattere il cambiamento climatico. Diverse nazioni hanno firmato questo accordo, ognuna con obiettivi specifici volti a ridurre le emissioni di gas serra e mitigare gli effetti negativi dei cambiamenti climatici.
Questi sono, in breve, gli impegni delle principali nazioni partecipanti:
- Cina: Si è impegnata a raggiungere il picco delle sue emissioni di gas serra entro il 2030 e a aumentare la quota di energia non fossile nel mix energetico.
- Unione Europea: Il Green Deal Europeo si propone di diventare il primo continente a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050, riducendo le emissioni di almeno il 55% entro il 2030.
- India: Si è impegnata a raggiungere 450 GW di capacità di energia rinnovabile entro il 2030 e a ridurre l’intensità di carbonio della sua economia di circa il 33% rispetto ai livelli del 2005.
- Giappone: Ha annunciato l’intenzione di ridurre le proprie emissioni di gas serra del 26% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2013.
Attualmente, più di 190 nazioni hanno ratificato l’Accordo di Parigi, evidenziando un impegno collettivo senza precedenti per il clima.
In questo contesto, merita di essere citato il Green Deal europeo, una strategia che mira a rendere l’Europa il primo continente a impatto climatico zero entro il 2050, incentivando investimenti sostenibili.
Tra i principali obiettivi del trattato, si evidenziano:
- Riduzione delle Emissioni: Ogni nazione partecipante si è impegnata a contribuire alla riduzione delle emissioni di gas serra, puntando a mantenere l’aumento della temperatura media globale al di sotto dei 2°C rispetto ai livelli preindustriali. Inoltre, si prova a limitare ulteriormente l’aumento a 1.5°C, per proteggere gli ecosistemi vulnerabili.
- Incremento della Resilienza: L’Accordo prevede che i Paesi lavorino per aumentare la loro resilienza agli effetti dei cambiamenti climatici, affrontando la vulnerabilità delle comunità e degli ecosistemi. Ciò implica la pianificazione e l’implementazione di strategie di adattamento.
- Promozione dello Sviluppo Sostenibile: Un altro obiettivo centrale è la promozione di approcci sostenibili che possano migliorare il benessere delle popolazioni, specialmente nei Paesi in via di sviluppo. Questo implica la creazione di opportunità economiche, sociali e ambientali che rispettino i principi della sostenibilità.
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Posizioni globali e sfide attuali
L’Accordo di Parigi ha rappresentato un momento cruciale nella lotta contro il cambiamento climatico, coinvolgendo numerosi paesi con le loro specifiche posizioni e sfide. Tra i protagonisti troviamo gli Stati Uniti e la Cina, le due maggiori economie mondiali e i principali emittenti di gas serra.
La posizione degli Stati Uniti è stata però caratterizzata da oscillazioni significative, specialmente dopo il ritiro dall’accordo nel 2017 sotto l’amministrazione Trump. Accordo poi firmato nuovamente dall’amministrazione Biden nel 2021.
Al 20 Gennaio 2025, nel primo giorno della sua seconda presidenza degli Stati Uniti, Donald Trump firma una lettera con cui notifica all’ONU la nuova uscita degli Stati Uniti dall’ accordo Parigi, abbandonando quello che lui ha definito “l’ingiusto e unilaterale accordo sul clima di Parigi”.
È importante sottolineare che la decisione folle di Trump porterà conseguenze significativamente disastrose per la lotta al cambiamento climatico.
Questa transizione, tuttavia, ha sollevato sfide politiche interne, come il bilanciamento tra crescita economica e sostenibilità ambientale, che continueranno a influenzare le politiche climatiche americane.
D’altra parte, anche la Cina si trova in una posizione complessa. Essendo il più grande emittente di gas serra al mondo, ha promesso di raggiungere il picco di emissioni entro il 2030 e di diventare carbon neutral entro il 2060. Tuttavia, il suo approccio è stato criticato per essere non sufficientemente ambizioso e per la continua dipendenza dai combustibili fossili, nonostante l’accento crescente sulle energie rinnovabili. Le sfide economiche interne, come la necessità di garantire la crescita economica in un contesto di transizione energetica, rappresentano una barriera significativa per l’implementazione completa degli obiettivi dell’Accordo di Parigi.
In aggiunta a queste dinamiche, le relazioni internazionali giocano un ruolo fondamentale; tensioni commerciali e geopolitiche influiscono sulla cooperazione globale necessaria per affrontare il cambiamento climatico. I compromessi tra crescita economica e sostenibilità ambientale sono essenziali, poiché le nazioni cercano di navigare in un panorama complesso e controverso. Affrontare queste sfide richiederà un impegno collettivo, strategie innovative e una volontà politica costante.
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I rischi per il pianeta e l’urgenza del rispetto
Il riscaldamento globale rappresenta una delle sfide più gravi affrontate dalla comunità internazionale, con l’Accordo di Parigi che funge da piattaforma cruciale per il suo contenimento. Se gli obiettivi stabiliti non vengono rispettati, il pianeta rischia di subire effetti devastanti. Tra i rischi più concreti ci sono le perdite di biodiversità, che minacciano gli ecosistemi e compromettono le relazioni fragili tra le specie. La diminuzione della biodiversità, a sua volta, influisce sulla resilienza degli ecosistemi, diminuendo la loro capacità di adattarsi ai cambiamenti ambientali e, infine, sfavorendo lo sviluppo sostenibile.
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Inoltre, il cambiamento climatico genera ripercussioni significative sull’economia globale. Le più frequenti e gravi calamità naturali, come inondazioni, incendi e siccità, non solo deviano risorse finanziarie necessarie per la ricostruzione ma colpiscono anche i settori produttivi, aumentando i costi delle assicurazioni e riducendo le opportunità di lavoro. Ad esempio, l’industria agricola è particolarmente vulnerabile, poiché alterazioni climatiche possono compromettere la produzione alimentare e, di conseguenza, aumentare la fame e la povertà in molte regioni del mondo.
Infine, la qualità della vita umana è a rischio. Il cambiamento climatico incide sulla salute pubblica attraverso l’aumento delle malattie legate al clima, come le infezioni trasmesse da zanzare e i problemi respiratori causati dall’inquinamento atmosferico. Per affrontare questi problemi, è essenziale che le nazioni collaborino in modo trasparente e coerente.
L’urgenza di azioni concrete non può essere sottovalutata, poiché solo un impegno collettivo e tempestivo può garantire un futuro sostenibile per il nostro pianeta.
La comunità internazionale ha quindi il dovere di promuovere strategie efficaci e tempestive per evitare il deterioramento delle condizioni climatiche.
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