Energia dalle piante: realtà o fantascienza?

Ti sei mai chiesto come cambierebbe il mondo dell’energia se delle semplici piante potessero produrre energia elettrica?

Non è fantascienza, ma una tecnologia reale che sta muovendo i primi passi: l’energia dalle piante, conosciuta anche come biofotovoltaico.

Energia dalle piante, bioenergia

Immagine di freepik.com


Un futuro ‘green’ che nasce dalle radici

Mentre i pannelli solari catturano la luce, le piante possono trasformare i loro processi vitali in elettricità sfruttando la fotosintesi e i microrganismi del suolo.

Una rivoluzione che potrebbe cambiare il modo in cui immaginiamo le città, le case e persino l’agricoltura.

👉 Come funziona:

L’energia dalle piante è una forma di bioenergia che sfrutta la fotosintesi clorofilliana e i microrganismi presenti nel terreno per generare elettricità.

Immagina che la pianta sia come un piccolo pannello solare naturale.

Con la fotosintesi, la pianta assorbe luce e produce zuccheri. Questi zuccheri non restano tutti nella pianta: una parte viene rilasciata dalle radici nel terreno, un po’ come se la pianta “nutrisse” i microbi che vivono attorno a lei.

  • Le piante assorbono energia solare e producono zuccheri.
  • Una parte di questi zuccheri viene rilasciata nel terreno attraverso le radici.
  • I microrganismi del suolo scompongono queste sostanze, liberando elettroni: mangiano questi zuccheri e, nel farlo, rilasciano minuscoli elettroni (gli stessi che scorrono nei fili quando accendi la luce di casa).
  • Se nel terreno inseriamo un piccolo elettrodo (un materiale conduttivo), quegli elettroni vengono catturati.
  • Gli elettroni viaggiano lungo un circuito e arrivano a un secondo elettrodo che si trova più in superficie, dove c’è ossigeno.
  • In questo percorso, proprio come in una pila, si genera corrente elettrica.

Questa tecnologia è spesso definita Plant-e Technology, dal nome della startup olandese che per prima ha sperimentato sistemi di biofotovoltaico.

Un esempio pratico: pensa a un lampione da giardino. Invece di essere collegato a un cavo elettrico o a un pannello solare, potrebbe essere collegato a un’aiuola piena di piante. Le radici e i microbi farebbero da “batteria vivente” che alimenta la luce.

Un piccolo schema mentale:
  • Foglie = pannelli solari naturali che catturano la luce.
  • Radici = rubinetti che rilasciano zuccheri nel terreno.
  • Microbi del suolo = minuscoli ingegneri che trasformano zuccheri in elettroni.
  • Elettrodi = fili che raccolgono l’energia.
  • Lampadina = il risultato finale: energia utilizzabile!

Oggi la quantità di energia prodotta è ancora piccola (qualche watt per metro quadrato di terreno, abbastanza per accendere una lampadina a LED o alimentare sensori), ma se questa tecnologia verrà sviluppata potremo vedere interi parchi e serre che diventano centrali elettriche naturali.


I vantaggi dell’energia dalle piante 🌿

  1. Sostenibilità al 100%
    L’energia viene prodotta senza danneggiare la pianta. Le radici rilasciano naturalmente zuccheri nel terreno e il processo non influisce sulla crescita: la pianta continua a vivere, fiorire e fare fotosintesi come sempre. Questo rende la tecnologia completamente rinnovabile e “a impatto zero”.
  2. Produzione continua (giorno e notte)
    A differenza dei pannelli solari, che funzionano solo con il sole, il sistema basato sulle piante produce energia anche di notte. Come? Perché i microbi del terreno continuano a lavorare sugli zuccheri rilasciati dalle radici anche quando non c’è luce. Questo significa un flusso di elettricità più costante e prevedibile.
  3. Integrazione negli spazi urbani
    Immagina un parco cittadino che, oltre a fornire ombra e ossigeno, alimenta anche le luci dei lampioni. Non servono grandi impianti o pale eoliche, ma solo giardini e tetti verdi già presenti in città. Questo approccio riduce l’impatto visivo e si sposa bene con i progetti di smart city.
  4. Uso doppio del suolo
    Uno dei limiti delle rinnovabili è lo spazio che occupano. Con le piante, invece, si può avere un “doppio guadagno”: coltivare riso, erba medica o piante ornamentali e allo stesso tempo produrre elettricità. In Indonesia, ad esempio, sperimentazioni su risaie hanno dimostrato che è possibile generare energia senza compromettere la resa agricola.
  5. Bassa manutenzione
    I pannelli solari richiedono pulizia e hanno una durata media di 20-25 anni. Gli impianti biofotovoltaici, invece, hanno bisogno soprattutto di cura del verde già prevista (irrigazione, potatura, fertilizzazione). Gli elettrodi hanno costi iniziali, ma non richiedono interventi frequenti.
  6. Educativo e simbolico
    Oltre alla parte tecnica, questa tecnologia ha un forte valore educativo: dimostra in modo tangibile come natura e tecnologia possano lavorare insieme. Installazioni nei parchi potrebbero diventare strumenti per sensibilizzare cittadini e scuole sul tema delle energie rinnovabili.

📊 Numeri chiave:

  • Un metro quadrato di terreno vegetato produce in media 0,1–0,5 W/m² in condizioni reali.
  • In laboratorio si sono registrati picchi fino a 3,2 W/m².
  • Abbastanza per alimentare sensori IoT, LED a basso consumo o piccoli sistemi di monitoraggio ambientale.

Difficoltà e limiti attuali del biofotovoltaico⚠️

Naturalmente, non è tutto rose e fiori. Questa tecnologia è ancora agli inizi e presenta diverse sfide:

  1. Bassa efficienza
    Attualmente, l’energia dalle piante è molto meno efficiente rispetto ad altre fonti. Per confronto:
    • Pannelli solari: 15–22% di efficienza.
    • Biofotovoltaico: meno dell’1%.
      Questo significa che per alimentare un’abitazione servirebbero centinaia di metri quadrati di superficie vegetata con sistemi installati.
  2. Costi ancora elevati
    Essendo una tecnologia giovane, il costo degli elettrodi e delle installazioni è ancora alto. Non esiste ancora una filiera industriale che abbassi i prezzi, come è accaduto per il fotovoltaico nell’ultimo decennio.
  3. Scalabilità limitata
    Funziona bene su piccole superfici (aiuole, serre, giardini), ma portarla a livello industriale richiede enormi investimenti in ricerca e infrastrutture. Ad oggi, l’applicazione più concreta è su piccola scala (lampioni, sensori ambientali, sistemi off-grid).
  4. Durata e resistenza dei materiali
    Gli elettrodi inseriti nel terreno devono resistere all’umidità, ai cambi di temperatura e al contatto con microrganismi. Spesso si degradano con il tempo, riducendo la resa energetica. La sfida è trovare materiali conduttivi economici, durevoli e non tossici.
  5. Dipendenza da fattori ambientali
    La quantità di energia prodotta dipende da molti fattori:
    • Tipo di pianta (alcune rilasciano più zuccheri di altre).
    • Qualità del terreno.
    • Disponibilità di acqua (in terreni secchi i microbi lavorano meno).
    • Temperatura (troppo caldo o troppo freddo riduce l’attività microbica).
  6. Tecnologia ancora di nicchia
    Nonostante i progetti in Olanda e Indonesia, l’energia dalle piante rimane una tecnologia sperimentale. Non è ancora entrata nel mercato energetico vero e proprio e non può sostituire fonti consolidate come solare ed eolico.

📉 Numeri chiave:

  • Con un metro quadrato di piante oggi si produce l’equivalente di accendere una lampadina a LED da 1–2 watt.
  • Per illuminare un lampione servono circa 5–10 m² di terreno vegetato con sistema installato.
  • Per confronto, un pannello solare da 1 m² produce circa 150–200 W in pieno sole.

Tabella riassuntiva: confronto tra fonti di energia rinnovabile

Fonte di energia Vantaggi principali Limiti principali Efficienza media
Solare fotovoltaico Diffuso, costo in calo Dipende dal sole 15-22%
Eolico Grande potenziale Variabilità del vento 30-45%
Idroelettrico Produzione costante Impatto ambientale 35-50%
Energia dalle piante Non invasiva, estetica, integrabile in città Ancora in fase sperimentale, bassa resa 0,1-0,5%

La bioenergia oggi: progetti reali

Nonostante i limiti, esistono già esperimenti concreti:

  • Paesi Bassi: installazioni di lampioni alimentati da energia vegetale nei parchi pubblici.
  • Indonesia: risaie sperimentali in grado di produrre energia elettrica senza compromettere il raccolto.
  • Università europee: progetti di biofotovoltaico in serre e tetti verdi urbani.

Secondo dati del progetto Plant-e, un metro quadrato di suolo vegetale può arrivare a produrre 3,2 kWh per anno. Non abbastanza per sostituire il fotovoltaico, ma promettente se applicato su larga scala.

Quando useremo davvero questa tecnologia? ⏳

Gli scienziati stimano che serviranno 10-20 anni per vedere impianti diffusi e competitivi sul mercato.
Le prospettive più concrete sono:

  • Illuminazione pubblica sostenibile → parchi e giardini illuminati grazie al biofotovoltaico.
  • Agricoltura smart → serre e campi che producono energia senza ridurre i raccolti.
  • Città verdi autosufficienti → integrazione con smart grid e sistemi di accumulo.

In un futuro non troppo lontano, le piante potrebbero diventare mini-centrali energetiche viventi, trasformando il verde urbano in una fonte di energia rinnovabile continua.

Un seme piantato per il futuro

L’energia dalle piante non è ancora pronta a sostituire le altre fonti rinnovabili, ma rappresenta una delle idee più innovative e affascinanti della transizione energetica.

Immagina città illuminate dai giardini, risaie che oltre al riso forniscono elettricità, balconi che diventano piccole centrali green: uno scenario che oggi sembra visionario, ma che domani potrebbe essere realtà.

La sfida ora è investire nella ricerca e migliorare l’efficienza.
Perché, come spesso accade, le soluzioni più potenti sono quelle che la natura ci regala da sempre.


Esplora il nostro sito web per saperne di più sul mondo della Sostenibilità, Efficienza Energetica e Tematiche Ambientali!

Seguici anche su Instagram per scoprire più contenuti e rimanere sempre informato:

La Termodinamica: Il Potere Nascosto dell’Energia e della Trasformazione

Illuminotecnica: Scopri i Segreti per un’Illuminazione Efficiente

Torna in alto